Questa mattina alle ore 10,30 presso l’auditorium di Palazzo Blu (via Toselli, 29 – Pisa) sarà presentato Train the brain: la palestra del cervello contro la demenza senile. Un progetto di ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze condotto in collaborazione tra Fondazione Caripisa e CNR. Intervengono il presidente del CNR Luciano Maiani e l’Assessore alla Sanità della Regione Toscana Enrico Rossi, oltre al presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, Cosimo Bracci Torsi e al presidente scientifico del Progetto, Lamberto Maffei. Nutrire l’anima, curare il corpo: in salute e in malattia rimane la ricetta di lunga e buona vita, prima dei farmaci, prima dei medici. L’invecchiamento, la degenerazione del tessuto cerebrale nel morbo di Alzheimer o nella malattia aterosclerotica diffusa, che portano a ingravescente inabilità, con grave compromissione della qualità di vita del paziente e dei suoi familiari e con rilevanti costi socio-sanitari, possono anch’essi giovarsi di un approccio di medicina naturale basato su un trattamento finalizzato all’arricchimento’ fisico e cognitivo del paziente. Lo suggeriscono importanti evidenze sperimentali, ormai consegnate a riviste scientifiche internazionali, raccolte nell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa.Per verificare questo assunto e la sua applicabilità nella cura dei pazienti Alzheimer o con malattia aterosclerotica diffusa sta partendo un importante progetto di ricerca triennale, denominato “Train the brain”, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa. Il progetto vede coinvolta l’eccellenza della ricerca pisana in coordinamento tra il CNR, la Fondazione CNR/Regione Toscana Gabriele Monasterio e la Clinica Neurologica dell’Università degli Studi.Un’accurata valutazione neurologica e cardiovascolare, integrata con le metodologie funzionali e di immagine più avanzate, valuterà gli effetti di un programma di arricchimento cognitivo e training fisico in confronto con la strategia terapeutica convenzionale di trattamento in pazienti con demenza iniziale.I risultati attesi già nell’arco di un triennio potranno avere un impatto potenziale assai rilevante sull’approccio clinico e sulla possibilità di frenare l’evoluzione di questa sindrome.